Noi credevamo…. ma non ci arrendiamo

Credevamo di vivere in un paese che garantisse a tutti coloro che lo abitano stessi diritti e doveri e stesse condizioni di crescita istruzione cultura civiltà.

Ci hanno detto ‘Prima gli italiani’.

Credevamo che nella nostra vita quotidiana fosse ormai impossibile assistere a discriminazioni, separazioni, privilegi. A bambini con diritto a un pranzo e bambini con davanti una scatoletta di tonno.

Ci hanno detto: ‘Solo chi paga mangia un pasto completo ’.

Credevamo che le condizioni e le azioni dei genitori non ricadessero come elementi di penalizzazione dei figli.

Ci hanno detto: ‘Prima di conferire la cittadinanza bisogna vedere i trascorsi del padre’.

Credevamo di vivere in un paese dove le latitudini, i punti cardinali, le provenienze regionali fossero progressivamente diminuite fino a scomparire.

Ci hanno detto: ‘I nostri soldi a casa nostra’ e ‘Vogliamo insegnanti della nostra zona geografica per i nostri figli’.

Credevamo che la legge 176/91 con cui l’Italia ratifica la Convenzione ONU fosse legge dello Stato da applicare e far rispettare.

Ci hanno detto: ‘Come genitori decidiamo noi cos’è meglio per i nostri figli’.

Credevamo che il Ministero (già) della Pubblica Istruzione fosse presieduto da un Ministro che si occupasse dei molti problemi della scuola, della cultura, della ricerca.

E’ invece prioritario occuparsi di famiglie naturali, di aborto, di impronte digitali.

Credevamo che ‘I bambini del mondo sono bambini di tutti’.

Ci hanno detto: ‘I nostri figli hanno maggiori diritti per nascita e sangue’.

Credevamo, credevamo, ora non crediamo più.

Ci rimane l’indignazione e la forza di reagire.

   G. Cavinato, portavoce Tavolo SaltaMuri

Anfora canosina IV sec a.C,-Museo Archeologico Melfi (PZ) foto di L.Corbo