SALTAMURI E I MURI DA APRIRE PER FARLI FIORIRE

Il 30 maggio, Saltamuri a Marghera, con 50 classi delle scuole primarie e secondaria di primo grado, alza muri che si trasformano in serpente, cerchio, albero,…

UNA STORIA DALLA QUALE PARTIRE:
IL MURO DI GHERAMAR
1 Il paese di Gheramar era  pulito, ordinato, silenzioso, tranquillo. Ma si capiva subito che c’era
qualcosa che non andava. Era un paese un po’… come dire… grigio, noioso. Nessuno giocava, nessuno rideva, nessuno chiacchierava piacevolmente, tutti camminavano in fretta ognuno per conto proprio, si sentiva sempre lo stesso odore. Non succedeva mai niente di nuovo, a Gheramar, niente di imprevisto.
Si lavorava, si mangiava, si andava a scuola, si veniva curati quando ci si ammalava, ma non c’erano più
la gioia, l’allegria, la generosità, i litigi che poi finiscono con la pace, l’amicizia, la generosità, la compassione… 
Il paese era tanto  ordinato, è vero, ma regnavano grigiore e indifferenza, ognuno faceva le sue cose
senza occuparsi degli altri. Gli abitanti si somigliavano tutti a causa di  una caratteristica precisa che si notava subito:  avevano tutti … la testa quadrata. Tutti? Sì, proprio tutti. Come mai? Cosa era
successo? Era successo che  i due Grandi Capi,  il generale Bombone Sparone Pestafracassone  e il
mortesciallo Bombonen Sparonen Pestafrakasson  avevano tolto da Gheramar tutte le cose belle,
le cose che rendevano la vita interessante. Avevano tolto i colori, le risate, il gioco, l’allegria, l’amicizia, la
curiosità, le feste…
Dicevano che le cose belle, colorate, festose, fanno solo  confusione e non servono. Dove le avevano 
nascoste? Chissà. Nessuno lo sapeva. Poi avevano mandato via da Gheramar  tutti gli abitanti che non avevano la testa quadrata. Teste ovali, rotonde, triangolari, a punta, … tutti fuori. Avevano  mandato via
perfino la maestra Dolciallegra, che insegnava tante cose importanti e anche tanti  giochi e tante canzoni. Dicevano che erano  normali solo le teste quadrate. Infine avevano costruito anche un grande MURO
per proteggere, dicevano loro, gli abitanti con le teste quadrate di Gheramar, perché non si mescolassero con quelli con le teste diverse.
Perché avevano fatto tutto questo? Per poter comandare meglio, forse. C’era un severo controllo, non
bisognava fare amicizia, cantare, ridere, aiutarsi, giocare, ecc. ecc. ecc. I gheramaresi non erano stati
tanto contenti, all’inizio, perché avevano andar  via tanti loro amici con le teste diverse e perché
rimpiangevano i colori e l’allegria, ma poi, siccome non potevano dire quello che pensavano  perché
avevano paura dei Capi, un po’ alla volta, a furia di tacere, si erano  abituati. Alla  fine finirono per credere  che andava bene così, si dimenticarono di come’era bello prima, quando non c’era il muro, e c’erano,
invece, tante teste diverse e tanta allegria.
2 Ma un giorno successe qualcosa. Due piccoli abitanti di Gheramar, che di nascosto erano molto
amici tra loro, cominciarono a capire che loro in tutto quel grigiore si annoiavano, che avrebbero voluto
tanto giocare giochi nuovi e avere amici nuovi, che avrebbero voluto sapere cosa c’era oltre il muro.
Quel muro li aveva sempre incuriositi.
Un bel girono decisero di esplorarlo per capire di cosa era fatto, cosa c’era dentro e cosa c’era dietro.
Chi erano quei due  gheramaresi speciali? Erano  Rompino e Curiosina, i bambini terribili di Gheramar.
3 -Prima di tutto bisognerebbe capire di cosa è fatto il  muro – disse Curiosina. -Poi bisognerebbe
romperlo per vedere  cosa c’è dall’altra parte- disse Rompino. E cominciarono a ispezionare e a
martellare. Prima piano piano, poi sempre più forte.  
4 Ma da soli non ce la facevano. Il muro era grande. Avevano bisogno di aiuto. Bisognava essere in
tanti.
Allora chiamarono i loro amici. Mettendosi tutti insieme, speravano, sarebbero riusciti nell’impresa.  
5 Prova e riprova. Tutti insieme provarono a spostare i mattoni, cominciando da quelli più alti, a
battere, a esplorare.  Dopo un bel po’ qualcosa, finalmente, scoprirono. Nel muro erano nascoste delle parole strane. Erano  parole brutte, lo capirono subito, le parole che fanno star male. Che scoperta
importante! Nascoste nel muro c’erano le cose brutte che  i Capi avevano messo a  Gheramar per
rendere le persone così indifferenti e impaurite.
6 Continuando, però, scoprirono che nel muro, -sorpresa!-  erano nascoste anche le parole e le cose belle che avrebbero salvato Gheramar. Che fare? Distruggere il muro e basta? NO! I bambini
provarono a fare  di meglio. Pensarono di usare i mattoni per costruire un muro diverso, un muro bello e fiorito. Pensavano che in questo modo avrebbero potuto  far tornare l’allegria e i colori a Gheramar.
Provarono anche con una formula magica, per sicurezza.
7 Ma sul più bello lo stragenerale e il mortesciallo  ricomparvero. La magia non era riuscita.
8 Non sapevano cos’altro fare. Forse… forse… un consiglio glielo avrebbe potuto dare la maestra
Dolciallegra. Era stata mandata via perché non aveva la testa quadrata ma forse, adesso che il muro era bello e fiorito lei avrebbe  potuto tornare … forse potevano chiamarla….
9 Questa volta la formula magica per chiamarla funzionò, ecco che la maestra Dolciallegra arrivò, un po’ trafelata e stufa per il lungo esilio, ma pronta ad aiutare i suoi alunni. Purtroppo, però ricomparvero  anche... i Capi.
10 Tutto sembrava perduto. Ma la maestra Dolciallegra, pensando e ripensando, trovò un buon
suggerimento da dare ai bambini e alle bambine. Eccolo:  costruire, con i pezzi di muro tante cose belle: un serpente colorato, un cerchio enorme, un…  Così, forse, avrebbero salvato Gheramar.
11 Tutti si  misero subito al lavoro. Non era facile, perché i capi ricomparivano continuamente  a
minacciare e a cercare di ostacolarli.
12 A un certo punto  la maestra Dolciallegra si accorse di qualcosa, qualcosa che spuntava dal
pancione dello stragenerale … un filo… un filo cui  erano attaccati tanti fogli, … un filo lunghissimo… con
tanti fogli, tantissimi…. e sui fogli c’erano parole e pensieri … Tutti capirono subito che si trattava di un filo magico.
13 Sui fogli attaccati al filo  c’erano proprio tutte le cose belle che i Capi avevano sottratto a Gheramar. Capirono subito che quel filo magico avrebbe immobilizzato i capi  e poi avrebbe tolto loro tutta la
cattiveria. Ci provarono, e questa volta la magia riuscì. Per festeggiare con i pezzi di muro fecero un
grande, grandissimo albero della vita. A Gheramar tornarono  i colori, la gioia, l’amicizia e la vita.