Proposta di legge Sasso: per Saltamuri ha una visione superficiale

La proposta di legge Sasso n° 835 prevede l’aumento delle pene in caso di “aggressioni oscene delle quali gli insegnanti sono sempre più spesso vittime, da parte dei loro alunni e, spesso, delle famiglie”. 

Di fronte agli episodi emersi alla cronaca (e dalla stessa cronaca fortemente enfatizzati a fronte di una popolazione studentesca stimata intorno agli 8 milioni), di aggressione verso i docenti e il personale della scuola da parte di studenti o dei loro genitori la preoccupazione è certamente generale. 

Ma per il Tavolo interassociativo SaltaMuri la proposta di legge in questione è riduttiva. 

Ciò tenendo conto anche del fatto che tra inasprimento delle pene e significativa diminuzione dei reati è da tempo noto che non ci sono relazioni evidenti. “La gravità della sanzione non assicura un effetto di deterrenza” (relazione di Giorgio Santacroce, primo presidente della Cassazione all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2019)

Non è quindi attraverso l’introduzione di nuovi reati o l’inasprimento di pene per i reati già esistenti che si restituisce l’autorevolezza declinante o perduta dei docenti;

ciò non che gli studenti debbano essere chiamati alla progressiva assunzione di responsabilità, ma all’interno del contesto e con gli strumenti che la scuola ha già a disposizione.

L’obiettivo su cui impegnarsi tutti è quello di garantire condizioni ottimali per un lavoro sempre più qualificato di accoglienza, cura, ascolto delle soggettività sia degli studenti che dei professionisti della scuola, modificando e migliorando le situazioni che incidono sulla relazione educativa e sul rapporto scuola-società.

È intervenendo sulle criticità del contesto che si può e si deve prevenire ogni tipo di conflitto che può degenerare in violenza, attraverso:

a – l’adozione di condizioni e dispositivi pedagogici qualificati: la riduzione del  numero di alunni per classe e di classi per istituto per consentire  alla scuola di espletare un lavoro attento sui soggetti e un dialogo con i servizi del territorio;  la destinazione di spazi più ampi per incrementare la partecipazione a studenti e famiglie alla vita della scuola; la restituzione  al  Patto di corresponsabilità della funzione per la quale è stato istituito: “definire in maniera dettagliata e condivisa diritti e doveri nel rapporto tra istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie”;

b – l’assicurazione di idonee condizioni socio-assistenziali: mettere a sistema, il servizio di psicologia scolastica a supporto degli studenti e anche dei docenti, grazie a progetti integrativi che siano mirati all’educazione affettiva e alla sensibilizzazione verso le fragilità e le differenze  rivolti anche ai genitori; ripristinare la medicina scolastica e rafforzare l’efficacia dei servizi assistenziali istituendo consultori che, su richiesta delle scuole, dei genitori, degli stessi studenti,  contribuiscano, secondo l’ambito di loro stretta competenza, al ben-essere psico-fisico di ognuno.

Pur condividendo l’obiettivo della proposta di Legge Sasso di realizzare “una scuola di alta qualità … come premessa della vita democratica della società italiana” riteniamo che la qualità della scuola e l’autorevolezza dell’insegnante abbiano bisogno per realizzarsi che il mondo politico assicuri seri investimenti alle istituzioni scolastiche e agli enti locali. Soprattutto che questi ultimi sappiano porsi in ascolto del mondo della scuola e delle famiglie, per rendere la politica scolastica e dei servizi maggiormente attenta a costruire le condizioni affinché gli spazi di vita e di educazione dei giovani possano qualificarsi come luoghi di ascolto, di relazioni significative e di sostegno del progetto di vita di ognuno.